

8
C’era Una Volta a…Hollywood
Direttore
Quentin Tarantino
Genere
Action , Per Scuotersi , Pulp , Western
Stars
Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie
Scrittore
Quentin Tarantino
Produttore
Durata
2h 41min
Deals
Anno di produzione
2019
Hollywood 1969. Rick Dalton è un attore senza futuro e senza un preciso piano per la sua professione. Nonostante il successo della sua serie western anni ’50, il povero Rick sembra incapace di uscire dal ruolo di cattivo che da sempre interpreta sugli schermi. Marvin Schwarz, eccentrico produttore cinematografico con pochi peli sulla lingua e una gran passione per Dalton, consiglia allo stesso di tentare la fortuna in Italia con i suoi film di serie B.
Cliff Booth, fidato amico e stunt di Rick, coglie la delusione che le parole di Schwarz hanno prodotto nel suo amico, ma lo invita a reagire ricordandogli costantemente che lui è “fucking Rick Dalton”. Tuttavia Rick e Cliff, non sono i veri protagonisti della pellicola.
Attraverso la storia di questi due californiani, Tarantino ci immerge nella sua passione per il cinema americano fine anni ’60; il grande circo dei sogni mosso da persone reali e dalle loro frustrazioni. ‘Once Upon a Time’ è una pellicola celebrativa che si presta al cinema e non viceversa. Si guarda ad Hollywood cercando di coglierne ogni aspetto, anche quello più marginale. Troviamo infatti la figura del grande regista, Polanski; l’attrice dalle enormi potenzialità, Sharon Tate; i casting directors, interpretati da Kurt Russell e Zoë Bell; le controfigure e gli attori esordienti, il vecchio set western abbandonato. Tutti elementi che trovano la stessa importanza, ma, pensandoci bene, neanche questi contribuiscono all’individuazione del vero protagonista.
La mission di ogni recensione è quella di evitare lo spoiler e invogliare lo spettatore a vedere il film. Blindato immediatamente il primo punto, cosa dire in generale di questo nono film dell’universo tarantiniano? Bè, che non somiglia per nulla a ciò che conosciamo del regista di Pulp Fiction. ‘C’era una volta a… Hollywood’ somiglia moltissimo all’incipit di ‘Bastardi senza Gloria’. Oltre ai chiari omaggi a Sergio Leone e allo spaghetti western, il regista di Knoxville ci proietta dentro un nuovo progetto favolistico. La continuity non manca. Non mancano neanche il citazionismo e gli elementi simbolici.
Manca, però, qualcosa di scontato del cinema di Tarantino: la figura della donna forte. Non c’è Mia Wallace, Shosanna Dreyfus, né Beatrix Kiddo; c’è una donna fragile e bellissima che sembra vivere al di la del travaglio del cinema, in una vera e propria favola. ‘Once Upon a Time’ si muove lentamente, in alcuni punti sembra quasi noioso e senza una precisa trama. Tarantino sceglie una prospettiva inusuale per raccontarci Hollywood, concentrandosi sul mondo del cinema nel suo scorrere quotidiano, ovvero sviluppando la parte meno conosciuta e più corposa della vita degli addetti ai lavori: quella in cui le stelle non brillano. Le scene epiche non ci sono, tutto si concentra su aspetti secondari e apparentemente poco attraenti; i dialoghi sono spesso lunghissimi (più del solito, secondo il canone di Tarantino), e si soffermano su elementi di poco conto.
Eppure, qualcosa sembra ergersi come un gigante sopra tutto questo: la figura di Sharon Tate, la donna fragile che da Tarantino proprio non ti aspetti. Quando tutto sembra girare intorno all’assenza totale di una trama; quando tutto appare confuso, ecco Sharon Tate e improvvisamente non ti mancano Beatrix Kiddo, Shosanna Dreyfus, né Jackie Brown.
Nonostante le critiche ricevute a Cannes per le poche battute riservate al personaggio di Margot Robbie, Sharon Tate è la trama che non cogli immediatamente. È vero, la battute sono poche, ma l’abilità nella recitazione di Margot Robbie compensa tutto egregiamente e il tutto contribuisce a rendere il film complesso e delicato. Rick Dalton è un depresso, Cliff Booth un californiano strappato al Texas, Schwarz pensa solo al denaro e tutti gli altri addetti vivono la loro balorda quotidianità. Ma Sharon, no. Lei è la creatura che illumina il bosco tetro di questa favola, nonostante la sua professione le sia stata fatale.
GUSTO: 15 anni fa, Tarantino non avrebbe potuto proporre un film di questo tipo – forse neanche i suoi fans più accaniti lo avrebbero compreso in pieno. Oggi, il buon Quentin, ha tutte le carte in regola per proporre questa pellicola ad un pubblico molto vasto, che nel tempo ha avuto modo di comprendere più nel profondo la sua arte. Vi consigliamo semplicemente di fare due cose prima di immergervi in questo film: approfondire, se non ne siete a conoscenza, i fatti legati all’omicidio di Sharon Tate, e ripassare un po’ l’universo tarantiniano.
SCENA CULT: Forse una, ma non possiamo riportarla: rischio spoiler (c’entra un lanciafiamme).
FRASE CULT: tsk tsk.
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- La colonna sonora, impeccabile come al solito, è anche fedele all'anno in cui è ambientato il film: nessuna canzone tra quelle che ascoltiamo è stata pubblicata dopo il 1969.
- Nei titoli di coda appare un grande assente: Tim Roth. Speriamo di vederlo nella Director's Cut!
- Il film è il nono di Tarantino. Ha giurato che al decimo smetterà. Speriamo se lo rimangi...