Fuocoammare

Lampedusa dista 70 miglia dalle coste africane e 120 da quelle italiane. E’ con questo dato di fatto che Rosi si addentra nella vita di un’isola tra la Sicilia e il Terzomondo, tra la vita che scorre lenta per i ragazzini del porto e la quotidiana lotta alla sopravvivenza dei migranti, e al salvataggio di squadre di soccorso e medici.

Il regista già premiato a Venezia con “Sacro GRA”, ha vissuto ben dodici mesi sull’isola prima di mostrarla a noi. E il risultato è l’equilibrio quasi perfetto tra le duesituazioni quotidiane di Lampedusa, i nativi con le loro tradizioni millenarie, e i profughi con questo drama così attuale. E proprio un dramma da “notiziario” raccontato come un’altra delle storie di quest’isola, invece che da “notizia lampo” del TG5, è proprio la mossa giusta del regista che si discosta dalla facile denuncia sociale per raccontare delle storie, semplicemente.

GUSTO:

Per guardare negli occhi la realtà, passando dentro quelli dei migranti, senza filtri. Per ricordarne, o scoprirne, l’umanità.

SCENA CULT: il canto intonato da un gruppo di migranti arrivati nel centro di accoglienza. Un vero e proprio gospel, carico di dolore, che racconta la loro odissea.

-DOC & Mia Wallace-