

7
Green Book
Direttore
Peter Farrelly
Genere
Biopics , Comedy , Drama , Per Immedesimarsi
Stars
Viggo Mortensen, Mahershala Ali
Scrittore
Nick Vallelonga, Brian Hayes Currie
Produttore
Durata
2h 10min
New York City, anni 60. Tony Lip è un corpulento italoamericano (mafia free) che si è fatto una certa fama come buttafuori con il diploma. L’ennesimo ingaggio gli viene proposto da qualcuno che mai avrebbe immaginato, Don Shirley, un gentleman afroamericano, gran talento musicale, il quale gli chiede di accompagnarlo nel profondo sud degli States.
Man mano che il dito scende sulla cartina degli USA ci si imbatte in vari tipi di difficoltà. Partiamo dal dito stesso, è quello di Tony, ferito nell’orgoglio di doversi mettere al servizio di uno di colore, figuriamoci! Lui, che non si fa problemi a buttare nella spazzatura un bicchiere usato da uno di colore, vedersi come autista di un nero?! Ma poi la paga quanto sarebbe? È buona, ok allora accetta.
L’altra difficoltà è fuori da quella vettura che vede alla guida un discreto Viggo Mortensen e dietro di lui – con un cipiglio sicuro che tenta costantemente ed elegantemente di nascondere la preoccupazione che comunque si fa sentire – Mahershala Ali, finalmente risorto dalla chimera Moonlight. Gli Stati che i due attraversano sono i più notori quanto a razzismo; occorre comprare una guida qualificata e sicura, magari di colore verde, magari con un titolo distensivo come “Libro verde per automobilisti negri, per un viaggio senza impicci nel profondo sud”. Niente di meglio! Se l’ipocrisia di tutto questo non vi indigna neanche un po’ non apprezzerete questo film che, rivisitando in maniera originale il vecchio classico A spasso con Daisy, ci porta a spasso in quell’America delle contraddizioni bilanciando con furbizia eleganza e spontaneità.
Certo, non ci sono né Jessica Tandy né Morgan Freeman, ma l’interpretazione di Mahershala è decisamente proiettata verso un maggior ventaglio espressivo – e così sorprende e appassiona – rispetto a un Aragorn troppo paludato nella macchietta tipica italiana, cliché dal quale non riesce a tirar fuori niente di originale.
La tentazione di passare da un semplice omaggio del classico dell’89, con variegati affondi alla parodia, a tentare di creare un nuovo tipo di narrazione è decisamente sbilanciata verso la prima soluzione. Non mancano twist di sceneggiatura davvero interessanti – come quando i due entrano nel loro regno di amore e odio, la loro vettura, oppure il dramma identitario del musicista – ma nel complesso le sorprese sono davvero poche e le reminiscenze da commedia di Farrelly stentano a spuntare all’orizzonte. E allora tanto vale puntare proprio sulla parodia e lasciare agli italoamericani il ruolo di salvatori – stavolta senza cliché – spingendo il pedale su solidarietà e sincera accoglienza. D’altronde è innegabile che – oltre ogni schema razzista, della finzione come della cronaca dei nostri giorni – il cromosoma dell’accoglienza noi ce l’abbiamo, fa parte di noi. In fondo questo film ci ricorda che siamo stimati anche per questo. Lo dovremmo ricordare più spesso.
GUSTO:
Scoppiettante road-movie che muove dalla quotidianità del razzismo americano. Ma non solo.
SCENA CULT:
Don Shirley che passa al jazz.
FRASE CULT:
“Ha qualche problema a lavorare per un nero?”
– Ulysses Everett McGill –
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- La battuta Orfeo/orfano ci ha fatto letteralmente scompisciare dalle risate.
- Lo sceneggiatore Nick Vallelonga è attualmente nominato agli Oscar per aver raccontato la vera storia di suo padre, dietro la figura di Tony Lip.