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L’incredibile storia dell’Isola delle Rose (a cura di Andrea Chiappini)
Direttore
Sydney Sibilia
Genere
Comedy , Drama , Per Immedesimarsi
Stars
Elio Germano, Matilda De Angelis, Tom Wlaschiha, François Cluzet
Scrittore
Francesca Manieri, Sydney Sibilia
Produttore
Durata
1h 57min
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Anno di produzione
2020
Dopo l’assenza lunga tre anni dalla macchina da presa, torna Sydney Sibilia, regista della
fortunata serie campione di incassi “Smetto quando voglio”, e lo fa portando sul piccolo
schermo (Ahinoi! Per il ritorno al “grande” dovremmo pazientare ancora qualche mese) un
fatto storico tutto di matrice italica, caduto però nel dimenticatoio della cronaca di quel
periodo burrascoso.
Siamo a cavallo tra il 1968 ed il 1969 e come ci ricorda lo stesso Sibilia, la vicenda narrata
rappresenta “l’unica invasione militare compiuta dalla Repubblica italiana”.
Bologna è la città di origine di Giorgio Rosa (Elio Germano), giovanissimo ingegnere
visionario con il sogno di costruirsi una vita libera dagli schemi sociali propri della società
civile nella quale è cresciuto. Passa il suo tempo costruendo improbabili veicoli che poi
illegalmente utilizza come mezzi di trasporto, fino all’incontro con la sua ex fidanzata
Gabriella (interpretata dalla brava Matilde De Angelis) grazie alla quale capirà il suo vero
sogno, ossia non vivere in un mondo di regole da uomo libero, ma crearsi un proprio mondo
libero da regole. Da qui nasce, insieme al suo amico- collega Maurizio, l’idea di costruire
un’isola davanti al litorale emiliano, ma fuori dalla giurisdizione italiana, nelle famose
acque internazionali.
Tra feste continue, tornei di poker e flotte di turisti incuriositi tutto procede alla grande
finché i due ragazzi si convincono che chiedere alle Nazioni Unite di riconoscere l’isola
delle Rose come Stato Indipendente sia un’ottima idea.
Il Governo italiano però non sarà dello stesso avviso di Giorgio e Maurizio.
Diciamocela tutta, qualche pecca la pellicola ce l’ha, eppure l’idea sembrava di quelle buone,
ma evidentemente questa volta il fortunato binomio Germano–anni 60 (riuscitissimo
in “Mio fratello è figlio unico”) non ha prodotto i risultati sperati; neanche la presenza di
pesi specifici della caratura di Luca Zingaretti e Fabrizio Bentivoglio ha colmato alcune
delle falle presenti nella trama. Ma non tutto è da buttare, il messaggio di fondo del quale si
fa portavoce il protagonista può o non può essere condiviso ma la sua determinazione nel
realizzare il suo sogno è sicuramente lodevole. Plauso per le musiche di Michele Braga (“Lo
chiamavano Jeeg Robot“) che effettivamente permettono allo spettatore un balzo nel tempo
nella magica Rimini balneare di quel periodo.
GUSTO: Frittura di paranza!
FRASE CULT: “Decidiamo noi cosa è legale e cosa non lo è”
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