

7.8
Noi
Direttore
Jordan Peele
Genere
Horror , Per Terrorizzarsi , Thriller
Stars
Lupita Nyong'o, Winston Duke, Elisabeth Moss
Scrittore
Jordan Peele
Produttore
Durata
1h 56min
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Anno di produzione
2019
1986. La piccola Adelaide è in vacanza coi genitori a Santa Cruz. Al luna park, entra in una strana galleria degli specchi e ne esce traumatizzata. Anni dopo, Adelaide con marito e prole torna sulla stessa spiaggia. Ed è terrorizzata dall’idea che possa ritrovare la sua “ombra”.
Jordan Peele torna al genere che ha quasi inventato: l’horror che è anche denuncia sociale, e commedia grottesca. Stavolta non si limita a una sceneggiatura lineare ma preferisce giocare con una mescolanza di generi, riuscendo a dosare bene le proporzioni per creare un ulteriore mix, una novità che non può che incuriosire. Qui la “comicità grottesca” gioca una parte minore
rispetto al suo precedente Scappa – Get Out, dove l’obiettivo era proprio la rilettura in chiave gotica della commedia cult “Indovina chi viene a cena”. È invece l’horror a fare la parte del leone – più che horror puro, è pura suspence.
Si parte da un immancabile cliché – la home invasion – per spiccare il volo verso l’orgoglio dei critici horror: l’autorialità. La famigliola media americana che viene presa di mira nella propria casa l’abbiamo vista almeno un migliaio di volte.
Credeteci, questa volta è diverso. Il terrore viene da dentro, quasi da noi stessi, da una voce che è stata in silenzio per tanto, troppo tempo, ed esce gorgogliante dagli inferi delle nostre paure più profonde: essere dimenticati, esseri inutili, buttati via. Mentre gli altri “vivono”, noi sopravviviamo nell’ombra. Ci può essere peggior incubo di questo nella società di oggi, perennemente connessa grazie ai soverchianti social media?
Altro tema caro al regista: gli US, ovvero la metafora della società americana. Ad un certo punto viene esplicitamente dichiarato: “siamo americani” (nel senso di statunitensi). Grazie anche alla simbologia dei conigli in gabbia, il messaggio di Peele è chiaro: le differenze sociali negli USA sono talmente estreme, che alcune (centinaia? migliaia?) persone sopravvivono letteralmente “al di sotto” della società, nascosti e invisibili, mentre quelle che hanno i mezzi di sostentamento “vivono” in superficie. Ma in fin dei conti, “sono tutti conigli nella stessa gabbia”.
Insomma grande tensione, parecchie scene cult e un’interpretazione da campionessa di razza della sdoppiata Lupita Nyong’O, sempre più brava e difficile da catalogare. Un film che spaventa prima, entra sotto pelle poi, e ci fa uscire dalla sala con mille domande e quel timore sottile che l’ombra che ci segue potrebbe non essere proprio la nostra.
GUSTO:
Spike Lee addizionato con tanta suspence.
SCENA CULT:
Le scene della “famiglia bianca” sono poche ma lasciano il segno: abbiamo
apprezzato molto la parte della star di “Handsmaid tale”, Elisabeth Moss.
Dovendo scegliere una scena singola, votiamo per il faccia a faccia finale, perfetto
come un balletto di danza classica.
FRASE CULT:
“C’è una famiglia in giardino”
CANZONE CULT:
La hit rap anni ’90 I got 5 on it di Luniz è stata remixata per l’occasione. Non è
un caso: è un successo pop che piano piano si trasforma in qualcosa di
angosciante. E diventa marchio di fabbrica dello “stile Jordan Peele”.
– DOC & Ulysses Everett McGill –
Sorry, no post found.
- Geremia 11:11. Questo salmo ricorre varie volte nel film. Ed è ovviamente una delle prime cose che i cinefili curiosi andranno a googlare a fine film.
- Il titolo originale “US” gioca anche sull’essere statunitense; con la traduzione si perde questo secondo significato.