

7.5
Richard Jewell
Direttore
Clint Eastwood
Genere
Biopics , Drama , Per Immedesimarsi , Polizieschi / Crime , Thriller
Stars
Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Brandon Stanley, Kathy Bates
Scrittore
Produttore
Durata
2h 11min
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Anno di produzione
2019
Che diavolo ci fa un obeso, ossessionato dalla disciplina, che vive ancora con sua madre e che non eccelle per arguzia, in un film di Clint Eastwood?
Si tratta di un eroe americano. Gli eroi vanno raccontati, l’America è il nuovo Olimpo e il vecchio Clint ha gli occhi sempre più sottili e uno stile comunicativo sempre più appassionato che alla fine sta bene pure nei panni di Omero. Richard (lo sconosciutissimo di Tonya) sventa un attentato, lo fa per puro caso o forse lo fa per la sua testardaggine, non importa. Lui è l’eroe, o l’anti-eroe, fatto sta che Eastwood lo racconta in maniera magniloquente.
Dopo successi come J. Edgar, American Sniper, Sully fino all’ultimo The Mule, ma per la verità già a partire da Bird (anni 80) il regista sembra essersi appassionato al cinema biografico. Le storie privilegiate sono quelle che hanno uno sfondo di orgoglio nazionale e lealtà. Da bravo repubblicano fa appassionare ai suoi personaggi e al sogno americano e si ha quasi l’impressione che i classici luoghi comuni da film statunitensi, nei suoi lavori non stucchino. Sembrano nascere proprio dalla mente di Eastwood e allora ben venga l’orgoglio di mamma Barbara che vede suo figlio in tv ed esclama “…il mio bambino!”.
La regia ci offre di entrare in un vortice affettivo soprattutto con una seconda parte in cui ci si innamora dell’omone, d’altronde abbiamo davanti gli occhi l’archetipo (epico) dell’innocente perseguitato a causa della sua stessa schiettezza, che da eroe nazionale diventa vittima incastrata dalla stampa e dall’FBI.
In questa odissea giudiziaria in cui fino alla fine ci si chiede se vincerà Richard o l’America, Ulisse o i Proci, si alternano sullo schermo personaggi secondari molto molto ispirati, a cominciare da una splendida Kathy Bates nei panni della mamma del protagonista, esageratamente commovente con in mano il suo Tupperware numero 38. Ma attenzione anche alla trasformazione da grottesco a personaggio positivo dell’avvocato interpretato da Sam Rockwell che somiglia troppo a Saul Goodman.
Il film è decisamente lungo ma per niente pesante, merito della regia che è il vero pregio di un racconto capace di esaltare la storia del signor qualunque. D’altronde chi è Richard Jewell? Chi lo conosceva prima che Eastwood decidesse di raccontarlo al mondo? L’ordinarietà e quindi la scomodità dell’eroe Richard – o Mario, se preferite – fa splendere il film di una vocazione alta, e al tempo stesso chiede allo spettatore di aprire gli occhi sulla società e sui suoi coni d’ombra. Richard Jewell potrebbe essere chiunque, potresti essere tu. Sua madre, Barbara, si chiede ostinatamente cosa cerchino i colletti bianchi nel suo aspirapolvere. Tutto questo fa sorridere e intenerisce allo stesso tempo. E nel tuo aspirapolvere? Sei sicuro che non ci sia niente con cui ti possano incastrare?
GUSTO: Dolce poliziesco sul senso di responsabilità e sulla cittadinanza
SCENA CULT: Barbara che difende suo figlio davanti ai giornalisti
FRASE CULT: “Ce l’hanno detto all’addestramento. Se vedete un artificiere sbiancare, correte!”
– Ulysses Everett McGill –
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