Star Wars- L’Ascesa di Skywalker

La minaccia definitiva sta sorgendo, per trasformare il Primo Ordine e distruggere definitamente la ribellione. Rey cerca la sua strada nella forza, Kylo Ren vuole eliminare ogni ostacolo sul cammino del lato oscuro. Entrambi devono però fare i conti con il loro passato, e con il legame che connette luce e buio.

È praticamente impossibile dire di più, senza svelare niente, del capitolo finale che dopo 42 anni di leggenda ha l’arduo compito di riannodare i fili e concludere il mito. Ma Abrams alla fine ce la fa, portando a compimento la sua personale interpretazione dell’universo SW, dove la nostalgia ed il rispetto per la visione Lucasiana non schiacciano (quasi mai) le nuove linee narrative aperte con Episode VII.

E sì, i fili si riannodano; con una prima parte che è la più difficile, proprio per l’enorme quantità di materiale che mette in campo. La seconda metà, pur non mancando di difetti è invece godimento puro, con risate e lacrime, e la sensazione di un’esperienza molto famigliare: c’è l’ironia, c’è dramma; un’antropologia in cui non è possibile che le cose siano solo bianche o nere. C’è filosofia e tanti, grandi combattimenti.

Un meraviglioso coro di visi vecchi e nuovi che ci accompagna per mano all’uscita, su cui spiccano Daisy Ridley, donna e tosta fino all’ultima scena; e l’immenso Adam Driver, sul cui viso, anche sulla semplice postura, brilla la tragedia di tutta la storia. C’è goduria e soddisfazione, anche se in alcuni passaggi il Disney touch fa tremare non poco. Resta il dubbio se ci fosse stato bisogno di un po’ più di coraggio, o se tutto sommato “L’ascesa di Skywalker” sia la migliore conclusione possibile per la saga di una vita.

GUSTO: Tanto iconico che non basta “Per chi ama la fantascienza”…

SCENA CULT: L’apertura, cupa e horror, con Kylo Ren che procede sui fondali tolkeniani di un nuovo, minaccioso pianeta.

FRASE CULT: “I morti parlano!”

–Pi–